- 24 Giugno 2019
- Posted by: Nicola Caggiano
- Categoria: Blog
Quello dell’inquinamento indoor è un fattore che non siamo abituati a prendere in considerazione: chiusi tra le quattro mura domestiche, o in ufficio, nella scuola dei nostri figli ed addirittura in ospedale, pensiamo si essere al riparo da smog e sostanze nocive che invece inquinano l’aria dall’esterno.
In realtà, l’aria delle nostre case e dei nostri uffici, in generale nei luoghi confinati, è più inquinata di quello che immaginiamo. L’espressione “ambiente indoor” è riferita agli ambienti confinati di vita e di lavoro non industriali ed in particolare, a quelli adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto.
L’inquinamento indoor si riferisce alla presenza di contaminanti fisici, chimici e biologici nell’aria
degli ambienti chiusi di vita e di lavoro.
Nel caso di abitazioni, scuole, uffici, edifici pubblici, mezzi di trasporto, ecc., l’inquinamento indoor viene frequentemente sottovalutato per fattori di natura squisitamente culturale, psicologica o storica. In realtà, diverse ricerche hanno dimostrato che in questi luoghi l’esposizione ad inquinanti di varia natura è addirittura superiore a quella relativa agli inquinanti in ambiente esterno o industriale.
Un’eccezione a riguardo è data da un caso particolare di inquinamento dell’aria indoor: quello in ambito ospedaliero. Qui l’attenzione è maggiore anche per la frequente possibilità di contrarre varie malattie, anche di tipo professionale; di conseguenza sono maggiori i controlli volti a tutelare la salute del personale e degli ospedalizzati.
I LIVELLI DI CONCENTRAZIONE che gli inquinanti raggiungono all’interno degli edifici generalmente sono superiori a quelli dell’aria esterna e soprattutto
la quantità di tempo trascorso dalle persone all’interno degli edifici, rispetto a quello trascorso all’esterno è di un ordine grandezza maggiore. Circa il 90%.
Uno studio condotto già nel 1998 dall’EPA ha stimato che le concentrazioni indoor sono generalmente da 1 a 5 volte maggiori rispetto a quelle outdoor e che l’esposizione indoor è da 10 a 50 volte superiore all’esposizione outdoor.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a conclusione di una serie di studi realizzati negli ultimi
vent’anni da gruppi di ricercatori di nazioni diverse, a latitudini differenti, su lavoratori con compiti e ritmi di
lavoro confrontabili ma non sovrapponibili, ha dimostrato come le contaminazioni chimico-biologiche derivanti dagli indoor siano una delle principali cause di vari tipi di patologie.
I possibili disturbi causati dall’inquinamento indoor
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’inquinamento dell’aria indoor è responsabile di 4,3 milioni di decessi ogni anno.
Sotto la sigla Sick building syndrome (Sbs) sono indicati alcuni disturbi, come irritazioni agli occhi, mal di testa, nausea, torpore, sonnolenza.
Alla Sbs si aggiungono la Building related illness (Bri), disagio legato alle sostanze contaminanti presenti negli ambienti interni, e la Multiple chemical sensitivity (Mcs), ossia l’impossibilità di tollerare un ambiente chimico o una classe di sostanze chimiche.
Che fare, dunque, per migliorare l’aria negli ambienti chiusi ed evitare disagi per la salute?
È sufficiente aerare le stanze almeno un’ora al giorno, usare panni elettrostatici o in microfibra per togliere la polvere, adoperare meno sostanze chimiche per la pulizia della casa, avere una corretta manutenzione degli impianti aeraulici. Anche installare un condizionatore apporta dei benefici. Difatti attraverso l’azione filtrante ed il controllo dell’umidità relativa, si migliora, e di molto, la qualità dell’aria interna. Molto importante, però, è averne una buona manutenzione. I filtri se esauriti non svolgono più la loro funzione di filtraggio e quindi l’igienicità sarà compromessa.
Piccoli comportamenti che permettono grandi risultati.
Quali sono gli obblighi e i dettami normativi per il privato e la pubblica amministrazione?
Allo scopo di realizzare quelle condizioni di benessere e di salubrità ottimali per far sì che la maggior parte delle persone possano vivere pienamente, si sono definite nel tempo diverse linee guida e normative tecniche che pongono l’attenzione sugli inquinanti in causa, la loro azione sulla salute, gli standard qualitativi ambientali da perseguire e le migliori procedure e tecnologie edilizie e impiantistiche per ottenerli.
I riferimenti normativi
Ci ha pensato l’Inail, in collaborazione con l’Oms e l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute del lavoro, che ha promosso iniziative per migliorare la qualità ambientale e ridurre i rischi di contrarre malattie nei luoghi di lavoro. Le novità introdotte dalle modifiche del decreto Legislativo 81/08 impongono alle aziende di rispettare gli obblighi valutando tutti i rischi negli ambienti di lavoro. Riguardo agli aspetti legati alla qualità dell’aria, la struttura del decreto è impostata prima con la individuazione dei soggetti responsabili e poi con la descrizione delle misure gestionali e degli adeguamenti tecnici necessari per ridurre i rischi lavorativi. Alla fine di ciascun titolo sono indicate le sanzioni in caso di inadempienza. I titoli di riferimento in materia sono:
- Titolo I (art. 1-61) Principi comuni: Disposizioni generali, sistema istituzionale, gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro, disposizioni penali;
- Titolo IX (art. 221-265) Sostanze pericolose: protezione da agenti chimici, protezione da agenti cancerogeni e mutageni, protezione dai rischi connessi all’esposizione all’amianto, sanzioni;
- Titolo X (art. 266-286) Esposizione ad agenti biologici: obblighi del datore di lavoro, sorveglianza sanitaria, sanzioni;
Nello specifico, le nuove disposizioni prevedono per il datore di lavoro l’ obbligo di regolare manutenzione di luoghi, impianti, dispositivi e l’eliminazione dei difetti rilevati che possano pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori.
In caso di mancato adempimento o esecuzione sono previste sanzioni peculiari e reclusione.