- 27 Agosto 2019
- Posted by: Nicola Caggiano
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Gli impianti aeraulici, gli impianti di trattamento dell’aria, sono spesso utilizzati negli ambienti lavorativi non solo per controllare le condizioni termo-igrometriche e per assicurare un adeguato ricambio d’aria, ma anche per abbattere le concentrazioni di polveri e altre particelle aerotrasportate.
Tuttavia questi impianti “se non sono adeguatamente gestiti, possono diffondere nell’ ambiente inquinanti di varia natura: microrganismi patogeni, allergeni, polveri, fibre e agenti chimici. Pertanto, l’impianto può divenire una fonte di rischio per gli occupanti e per i tecnici impegnati in eventuali operazioni di manutenzione e pulizia”. Operazioni di manutenzione e pulizia che sono molto importanti: “per mantenere gli impianti in buono stato di conservazione e puliti è necessario controllarli regolarmente per accertarne lo stato igienico, manutenerli ed eventualmente sanificarli”. E durante qualsiasi tipo di intervento, in considerazione degli eventuali rischi specifici, “è necessario adottare tutte le misure preventive e protettive utili a garantire la salute e la sicurezza degli operatori”.
In “Impianti di climatizzazione: salute e sicurezza nelle attività di ispezione e bonifica” – pubblicazione realizzata dalla Contarp, dalla Consulenza tecnica per l’edilizia e dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’ Inail insieme all’ Associazione italiana igienisti sistemi aeraulici (AIISA) – si identificano tutti i rischi connessi alle singole fasi di lavoro effettuate durante:
– l’ispezione visiva;
– l’ispezione tecnica;
– la bonifica”.
Per ogni rischio associato alle tre diverse fasi sono poi fornite:
– “indicazioni circa i comportamenti, le attrezzature e i dispositivi di protezione da adottare”;
– “schede di sintesi relative ai DPI da utilizzare per ognuna delle fasi di lavoro e una scheda per le emergenze sulla quale annotare nomi e numeri utili da contattare in caso di emergenza”.
Il documento sottolinea l’importanza degli impianti di condizionamento ricordando che l’uomo è naturalmente “esposto a molti agenti chimici e biologici differenti attraverso l’aria inspirata, il contatto con superfici contaminate e l’ingestione di cibi e bevande; esso stesso è fonte di contaminazione microbiologica attraverso fluidi biologici, mucose ed epidermide”. E se la “maggior parte delle sostanze e dei microrganismi con cui veniamo in contatto sono innocui per la salute”, i microrganismi naturalmente presenti nell’ aria e nell’ acqua, “possono approfittare delle favorevoli condizioni microclimatiche (elevata umidità e temperatura) e delle eventuali fonti di nutrimento (depositi di residui organici e inorganici) all’ interno dell’impianto di climatizzazione per moltiplicarsi e diffondersi sotto forma di aerosol durante il normale funzionamento dell’impianto”.
In particolare è possibile che le polveri, le fibre e i residui organici che “superino i corpi filtranti dell’Unità di trattamento dell’aria (UTA) o che siano generati all’interno degli edifici o dell’impianto stesso (ad esempio per usura di coibentazioni interne ai canali)”, si depositino sulle componenti dell’UTA e nelle condotte, o essere trasportati all’ interno degli ambienti climatizzati. E, come indicato prima, proprio la corretta gestione dell’impianto e gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria “sono i mezzi con cui assicurare la buona qualità dell’aria fornita agli ambienti serviti”.